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03/12/2015
 
Cop21, il punto di vista di AiCARR
 

È in corso a Parigi, fino all'11 dicembre, Cop21, la ventunesima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), che riunisce 196 Paesi, fra i quali l’Italia. La domanda comune è se, dopo ben venti vertici di mediazione, si riuscirà quest’anno a raggiungere un accordo condiviso fra le Parti.

Su questo tema, il Presidente AiCARR Livio de Santoli ha proposto alcune osservazioni, rilanciate dalla stampa.

In apertura di evento si prospettavano tutte le premesse per assistere a un accordo storico sul clima, considerando che, come ha ricordato de Santoli “L’Europa ha deciso di ridurre entro il 2030 del 40% le emissioni climalteranti rispetto al 1990, cosa non da poco soprattutto se suffragata da un impegno a ridurre dell’80-95% le emissioni al 2050, e anche gli Usa hanno annunciato un taglio del 28% delle emissioni al 2025 rispetto al 2005”.

Riconsiderando però la situazione alla luce di quanto emerge dallo svolgimento dei lavori, il Presidente de Santoli ha dichiarato ieri: “La sensazione è che Cop21 si avvii a ratificare un trattato giuridicamente non vincolante con un accordo sulla convergenza verso i 2°C assegnato a una generica indicazione rivolta a ciascuno Stato di impegnarsi volontariamente in azioni di riduzione dell’inquinamento. Se fosse veramente così, assisteremmo a un ennesimo fallimento della Conferenza dell’ONU. Significherebbe far venir meno l’urgenza di una decisione, assegnando di fatto ai cambiamenti climatici un carattere non universale e una priorità inferiore rispetto alla crisi economica in atto e alla lotta al terrorismo. Facendo finta di non sapere che invece sono, questi, aspetti tra loro collegati e sovrapposti”.

Affidando la riduzione delle emissioni climalteranti alla sola volontà di ciascuna parte, dunque, sono ben poche le prospettive di un radicale cambiamento.
“A Parigi – ha suggerito de Santoli -  occorrerebbe invece fissare definitivamente i tempi (brevi) e le modalità (stringenti) per realizzare una de-carbonizzazione dell’economia (come d’altronde evocato dalla energy union), un potenziamento del vettore elettrico prodotto esclusivamente da rinnovabili, un’agricoltura a impatto climalterante nullo, una modificazione radicale del sistema della mobilità senza fossile e senza proprietà individuali. Per tutto questo, servono accordi cogenti e comportamenti coerenti della società e dei suoi individui (le comunità dell’energia)”.

E l'Italia? Per quello che concerne il ruolo del nostro Paese, il Presidente AiCARR ha osservato: "Le proposte sono timide e non rientrano in una strategia complessiva. La nostra soddisfazione si risolve con gli ecobonus nel patto di stabilità, ed è tutto. Il percorso della de-carbonizzazione anche in Italia deve seguire una pianificazione che al momento non è neppure accennata, sebbene esista al riguardo più di uno studio programmatico. Non è Legambiente, infatti, ma Enea a fornire scenari al 2050 caratterizzati da un deciso utilizzo di fonti rinnovabili (fino al 90% di Fer sul fabbisogno elettrico) e da un incremento dell’efficienza energetica, che porterebbe alla riduzione dei consumi primari tra il 30% e il 40% rispetto al 2010, con una diminuzione fra il 50% e il 60% dell’intensità energetica (il rapporto tra energia impiegata e Pil) e un maggior ricorso all'elettricità come vettore anche negli usi finali dell’energia. Ci presentiamo all'appuntamento sul nostro futuro come uno scolaro svogliato e distratto”.

"Nonostante il timore di veder uscire da Parigi solo blandi scenari di adattamento e di mitigazione – ha concluso il Presidente de Santoli – restiamo fiduciosi sul fatto che i prossimi giorni di lavori portino a uno sviluppo positivo, in linea con le attese suggerite dalle premesse di questa ventunesima Conferenza delle Parti”.

 

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