300 miliardi di dollari l’anno dal 2035 verso i Paesi in via di sviluppo: è questo, in estrema sintesi, il risultato ottenuto dalla recente COP29 di Baku.
Un secondo obiettivo, per molti versi più interessante, è quello relativo al contributo da parte di tutti i paesi. L’articolo 9 degli Accordi di Parigi recita infatti “Le Parti che sono paesi sviluppati rendono disponibili risorse finanziarie per assistere le Parti che sono paesi in via di sviluppo sia per la mitigazione che per l’adattamento quale continuazione degli obblighi già esistenti per loro in virtù della Convenzione”. Potrebbero essere 1.300 i miliardi da erogare entro il 2035; in questo caso il contributo non arriverà unicamente dai cosiddetti “Paesi ricchi”, ma anche altri (come la Cina e alcuni stati mediorientali). Al momento non ci sono vincoli in tal senso, ma la cifra si avvicina decisamente alle stime utili per supportare i paesi in via di sviluppo verso un futuro energeticamente più sostenibile.
Raggiunto inoltre un importante accordo relativo alla borsa mondiale dei crediti di carbonio. Il progetto, che vedrà il via nel 2025 sotto l’egida delle Nazioni Unite, consentirà di gestire i crediti di carbonio in funzione delle specifiche necessità nazionali e potranno essere “creati” con attività green come la piantumazione di alberi o la costruzione di parchi eolici in un Paese povero.
Alla prossima COP30, in Brasile, sono state invece rimandate altre importanti decisioni: come la rivalutazione degli impegni economici e la creazione di un canale privilegiato ai fondi riservato ai paesi meno sviluppati e a quelli insulari. Il tutto considerando che sarà il primo anno di presidenza di Donald Trump, il quale ha già ventilato l’ipotesi di ritirare gli Stati Uniti dagli accordi sul clima.