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31/07/2025
 
EPBD IV, manca il recepimento nella Legge di delegazione UE 2025
 

Brutte notizie per la transizione ecologica italiana: la Direttiva (UE) 2024/1275 non è stata inclusa nel disegno di Legge di delegazione UE approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 luglio 2025.

Nonostante il provvedimento contempli altre direttive strategiche su cybersicurezza, economia circolare e tecnologie “net zero”, manca quella relativa alla prestazione energetica degli edifici.

La Direttiva EPBD, approvata dal Parlamento europeo il 24 aprile 2024, rappresenta una delle principali leve normative per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio dell’Unione Europea, settore responsabile di circa il 40% dei consumi energetici totali.

La sua esclusione rappresenta un’occasione mancata per l’Italia: un’opportunità persa per guidare la transizione energetica in uno dei settori più energivori e per attrarre investimenti in riqualificazione e innovazione.

Questa scelta rischia di compromettere il rispetto delle scadenze europee: il primo piano attuativo nazionale è atteso entro dicembre 2025, mentre la versione definitiva dovrà essere presentata entro maggio 2026.

Ancora più preoccupante è l’intenzione dichiarata di chiedere modifiche sostanziali alla Direttiva, rimettendo in discussione obiettivi già concordati a livello europeo. In assenza di un intervento tempestivo, si profilano rischi concreti di vasta portata: un ulteriore indebolimento del comparto della riqualificazione energetica, con una drastica contrazione degli interventi; il protrarsi della condizione di povertà energetica per milioni di famiglie, prive di una strategia strutturata di contrasto, mentre i costi energetici restano insostenibili; la dispersione delle competenze professionali e del patrimonio di specializzazione costruito in anni di formazione e innovazione, con la progressiva dismissione delle strutture organizzative e produttive; la compromissione degli obiettivi di sicurezza e autonomia energetica nazionale; l’avvio di nuove procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea, che andrebbero a sommarsi alle numerose già pendenti in materia ambientale, con conseguenti ricadute negative sulla credibilità della Nazione in ambito comunitario.

 
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