A 10 anni esatti dalla firma dell’accordo di Parigi, è in corso a Belém (Brasile) la COP30, il più grande evento globale per discussioni e negoziati sui cambiamenti climatici.
Oggi più che mai, la COP30 è chiamata a dimostrare che il processo negoziale internazionale può affrontare con efficacia le sfide climatiche, nonostante un contesto geopolitico frammentato e crescenti pressioni globali.
Anche l’Unione Europea sta facendo la sua parte: a pochi giorni dall’inizio dell’evento è stato raggiunto un accordo sugli obiettivi climatici al 2040 che prevede una riduzione del 90% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Il compromesso raggiunto introduce però una maggiore flessibilità rispetto alla proposta iniziale, aumentando dal 3% al 5% la quota di crediti internazionali di alta qualità che i paesi potranno utilizzare per compensare le emissioni. Tradotto in numeri, la riduzione effettiva delle emissioni nell’UE scenderà all’85%.
L’intesa è arrivata dopo una fase di stallo durante il Consiglio europeo dell’Ambiente, quando l’Italia ha guidato un gruppo di una decina di paesi contrari alla versione originale del testo, formando una minoranza di blocco che ha costretto alla sospensione dei lavori e all’apertura di nuovi negoziati con la Commissione e con la presidenza danese.
L’uso dei crediti internazionali partirà nel 2036, preceduto da una fase pilota tra il 2031 e il 2035. È prevista inoltre una clausola di revisione che permetterà alla Commissione di valutare ulteriore flessibilità per gli Stati membri nell’utilizzo di questi crediti fino al 5% per i propri obiettivi post-2030.
Tra le altre novità, l’accordo rimanda di un anno (non più dal 2027, ma dal 2028) l’entrata in vigore dell’Ets2, il sistema che estenderà il pagamento delle quote di emissioni di CO2 anche ai trasporti e al riscaldamento degli edifici. Il documento chiede inoltre alla Commissione di riconoscere il ruolo dei combustibili a zero emissioni e rinnovabili nella decarbonizzazione dei trasporti.