Pubblicati in Gazzetta Ufficiale i nuovi Criteri ambientali minimi per l’edilizia.
Il testo, dal titolo “Adozione dei criteri ambientali minimi per l’affidamento di servizi di progettazione e affidamento di lavori per interventi edilizi”, rappresenta il nuovo riferimento per rendere l’edilizia pubblica italiana più sostenibile.
Si tratta di criteri obbligatori per tutte le stazioni appaltanti in fase di costruzione, ristrutturazione o manutenzione degli edifici pubblici, includendo così l’intero ciclo di vita degli edifici, che entreranno in vigore il prossimo 2 febbraio 2026
L’obiettivo è costruire in modo circolare, privilegiando materiali che possano essere riutilizzati o riciclati, riducendo gli sprechi e l’impatto ambientale.
Chi progetta un edificio pubblico dovrà perciò preparare una Relazione CAM che documenti le scelte fatte in chiave sostenibile: efficienza energetica, protezione della biodiversità della relativa area geografica, gestione delle acque piovane, integrazione di infrastrutture per la mobilità sostenibile oltre, naturalmente, a garantire la qualità dell’aria interna e il comfort per gli occupanti.
Attenzione anche ai materiali: il calcestruzzo deve contenere almeno il 5% di materiale riciclato, il PVC almeno il 20%, il legno deve provenire da foreste gestite in modo sostenibile. Anche gli isolanti, le tubazioni, i pavimenti presentano requisiti specifici di sostenibilità.
Un aspetto cruciale per il cantiere sarà il recupero dei rifiuti: almeno il 70% dei materiali di demolizione deve essere avviato a riutilizzo o riciclo.
Il documento preparato dal MASE introduce anche strumenti tecnici avanzati come gli studi LCA (Life Cycle Assessment), che calcolano l’impatto ambientale dell’edificio in tutte le sue fasi, e gli studi LCC, che ne valutano i costi nell’arco di 100 anni.
Un’innovazione importante è il piano di decostruzione: già in fase di progetto dovrà essere prevista la modalità corretta per “smontare” l’edificio al fine di recuperarne i materiali.