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09/02/2023
 
Direttiva case green, il commento di AiCARR
 

“La direttiva sulle case green ideata dall’Unione europea non deve essere vissuta come un freno ma come occasione di rilancio”.

Così AiCARR, in una nota inviata ai media, commenta la direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici che a marzo verrà votata in Plenaria al Parlamento UE.

“Ci sono le condizioni per scrivere un piano tecnico valido che rappresenti una risposta italiana alla direttiva europea sulle case green. Riteniamo fondamentale partire da strumenti come gli ecobonus e il superbonus, grazie ai quali l’Italia ha acquisito le idonee competenze per risolvere le criticità degli interventi estensivi di ristrutturazione. Guardando ai numeri, al 30 settembre 2022 il totale degli interventi incentivati con il superbonus 110% ha consentito un risparmio energetico pari a quasi un miliardo di Sm3 di gas all’anno (circa 1/3 dell’obiettivo di risparmio del Governo per la stagione 2022-23) mentre, sulla base dei dati medi nazionali di consumo, si è stimato che gli interventi incentivati con bonus casa abbiano portato nel 2021 a un risparmio energetico annuale di 868 GWh, di cui metà conseguiti attraverso l’utilizzo di pompe di calore".

“Bisogna riconoscere che il caso degli edifici italiani è del tutto peculiare: oltre 12 milioni hanno più di trent’anni e questo comporta la necessità di interventi più lunghi per le operazioni di ammodernamento ed efficientamento. Secondo una stima del SIAPE (Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica), più del 70% delle strutture residenziali rientra nelle classi G, F ed E. È vero altresì che occorre censire l’intero patrimonio edilizio per capire la percentuale di interventi parziali e totali già effettuati e per concentrare gli sforzi e le risorse sugli edifici non ancora interessati da opere di ammodernamento”.

“La soluzione che AiCARR vuole prospettare – conclude la nota - è quella di reintrodurre a pieno gli incentivi finalizzati a interventi di questo genere, pensando a misure di durata decennale o ventennale con cui formulare una risposta efficace alla direttiva europea. Il dialogo politico e istituzionale non basta, sarà necessario ricorrere a valutazioni tecniche precise che mostrino in sede comunitaria la chiarezza del piano di risposta italiano”.

 
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