Convegni

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EXPO2015 - Padiglione della Società Civile - Cascina Triulza, MILANO
Energy and food Communities: a sustainable program
WORKSHOP MILANO EXPO2015

             

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Qui di seguito l'introduzione alla pubblicazione che verrà distribuita nel corso del workshop

ENERGY and  FOOD COMMUNITIES: a sustainable program

di Livio de Santoli

Parte da EXPO Milano 2015 la proposta di AiCARR.
Nella Cascina Triulza, il luogo della società civile e del terzo settore (non è un caso), AiCARR vuole parlare di energia e cibo e formulare un progetto, ambizioso e necessario, per un approccio diverso e più consapevole su questi temi anche attraverso il coinvolgimento di autorevoli interlocutori. Un approfondimento complesso ma ineludibile, nell’anno del feeding the planet.
Le riflessioni sull’energia nel secolo inaugurato dalle continue crisi della politica, dell’economia, della gestione del territorio, dell’ambiente e addirittura dell’identità personale devono riguardare un ripensamento radicale sulle modalità di produzione e consumo ed oggi più che mai si impone una visione unitaria ed inclusiva. Una visione per una nuova alleanza tra uomo e natura.

Un progetto unitario che potrebbe partire dal concetto delle Comunità dell’Energia che oggi sembra essere entrato nell’immaginario collettivo, ma solo qualche anno fa - quando parlavamo del coinvolgimento dei territori, della partecipazione responsabile degli individui, della fine del monopolio della grande centralizzazione e distribuzione, di una economia fondata sulla crescita diffusa in contrapposizione con la finanza speculativa[1] – molti ritenevano troppo utopistico. In questo modello, l’agricoltura come atto di trasformazione dell’energia primaria svolge un ruolo fondamentale in tutti e due i suoi aspetti, tra loro complementari: l’energia necessaria per l’agricoltura e l’energia prodotta dall’agricoltura. L’uso e la produzione, come metafora dell’uomo che deve ribellarsi alla sua condizione attuale di semplice utente perché vuole diventare protagonista. L’uomo infatti non è solo un utilizzatore della tecnologia, ma egli stesso diventa macchina di trasformazione del bene agricolo attraverso il consumo di cibo.

Se è indispensabile evidenziare un nuovo ruolo della produzione che tenga conto delle ricadute e delle conseguenze sullo stato economico, finanziario, sociale ed ambientale di coloro i quali mettono a disposizione le risorse (le comunità dell’energia, appunto), ciò è ancor più evidente nel settore agricolo (le comunità del cibo). La necessaria vicinanza fisica e affettiva dell’individuo al luogo di produzione e il suo intervento attivo ne determina una produzione di migliore qualità ma anche un consumo informato ed efficiente, e questo vale per il cibo come per l’energia.

L’agricoltura ha bisogno di energia. Si parla sempre più di spreco di cibo, ma dello spreco di energia per creare quel cibo (che poi per un terzo verrà sprecato)? E’ possibile un mondo contadino come quello dell’Italia di cinquant’anni fa, un mondo senza rifiuti e caratterizzato da una produzione completamente de-carbonizzata?

L’aumento delle produzioni alimentari negli ultimi 50 anni ha avuto l’effetto di ridurre la fame nel mondo (anche se oggi ci sono ancora più di 800 milioni di persone che la soffrono), ma ciò avviene ad un prezzo ambientale elevatissimo che assegna all’agricoltura una grande responsabilità sulla stabilità complessiva del pianeta. Proprio perché la produzione agricola non è comunque sufficiente ad assicurare la sicurezza alimentare, occorre che le modalità con le quali ciò avviene non siano considerate più accettabili, perché caratterizzate da degradazione dei terreni, perdita di biodiversità, inquinamento. Condizioni queste che, al pari del cibo, sono essenziali per la vita ed il benessere dell’uomo. Anche la FAO dice che questo modello deve essere sottoposto a profonda revisione, e che occorre un cambio di paradigma[2].

Il settore alimentare rappresenta attualmente circa il 30 per cento del consumo totale di energia del mondo e il 22 percento delle emissioni di gas climalteranti totali.  I paesi industrializzati utilizzano una porzione maggiore di questa energia per la lavorazione e il trasporto, tre-quattro volte superiore all’energia usata per la produzione primaria. Nei paesi a basso PIL invece, la preparazione e la cottura degli alimenti è in percentuale molto più elevata, e – fatto non trascurabile – l’energia necessaria per le produzioni delle coltivazioni risulta superiore (vedi figura 1). L’emissioni di gas climalteranti è significativa soprattutto per la produzione.

Figura 1 - quote indicative dei consumi finali di energia e delle emissioni di gas serra
associate per il settore alimentare (fonte FAO, che sottolinea che si tratta di dati puramente indicativi e da interpretare con cautela).

Questo significa che occorre necessariamente migliorare l’efficienza energetica per l’intera filiera alimentare, nelle coltivazioni, nei sistemi di produzione, nell’uso dell’irrigazione e fertilizzanti, nella refrigerazione, nei sistemi di stoccaggio, nei trasporti e nella preparazione del cibo.

L’accesso all’energia prodotta da fonti rinnovabili trova una perfetta integrazione e utilizzazione nei settori dell’agricoltura, dell’acquacoltura, negli impianti di trasformazione dei prodotti e l’energia può essere fonte di introiti supplementari se venduta sul territorio, soprattutto se favorisce lo sfruttamento delle risorse locali, dei residui di biomassa, della produzione e della trasformazione alimentare. In questo modo questi ultimi si trasformerebbero da rifiuto (solo un costo) in ulteriori fonti di energia inseriti in una chiusura virtuosa del ciclo dei rifiuti (una risorsa). L’aumento dell’uso delle fonti rinnovabili è allo stato iniziale nel settore agricolo, ma occorre potenziare investimenti e ricerca unitamente allo sviluppo di programmi di istruzione e di disseminazione di buone pratiche.

Si possono pertanto individuare tre modi possibili per affrontare consapevolmente il tema dell’energia necessaria all’agricoltura:

  • aumentare l'efficienza dell’utilizzo diretto e indiretto dell’energia in modo da diminuire l'intensità energetica (MJ/kg di alimento prodotto);
  • favorire la sostituzione dei sistemi utilizzanti combustibili fossili con sistemi alimentati ad energia rinnovabile senza ridurre la produttività alimentare;
  • favorire e migliorare l'accesso ai servizi energetici da parte delle comunità rurali.

Il concetto di Energy and Food Communities però oltre a prevedere la fornitura di energia sostenibile per il settore alimentare, impone anche una generazione di energia dal settore agricolo, quando è il mondo agricolo a fornire le risorse energetiche, sostenibile e compatibile. Compatibile significa rispettoso delle produzioni agricole e a basso impatto sull’ambiente.

L’uso delle biomasse di scarto nel segno della loro valorizzazione all’interno del territorio dove vengono prodotte e l’inserimento delle diverse produzioni in un contesto di rete rivelerebbe una capacità energetica per l’utilizzo corretto delle biomasse residue, considerate come sottoprodotti e non come rifiuti. In generale il concetto di vocazionalità energetica si lega alla necessità che le attività di trasformazione dei prodotti agro-forestali utilizzino i residui dei processi produttivi locali nel proprio territorio per produrre l'energia di cui quel territorio ha bisogno.

Il parallelismo tra agricoltura ed energia si completa con una riflessione sul tema della sovranità, che implica la necessità di politiche sull’energia attente alla produzione agricola e non in contrasto con questa. Ciò significa – come detto - valorizzazione degli scarti della produzione come fonte di approvvigionamento conveniente economicamente ed ecologicamente in una logica di ciclo di vita; ma significa anche filiera corta quale metodologia gestionale della produzione, della creazione dell’indotto e quale garanzia di sostenibilità delle aziende agricole che diventano nuove imprese energetiche.

La proposta di AiCARR vuole evidenziare la necessità di innovare il rapporto esistente tra energia ed agricoltura in un'ottica di sostenibilità, inserita nel solco delle linee programmatiche definite dalle politiche agricole nazionali ed europee. I principi sui quali sviluppare una serie di progetti anche in sede legislativa, normativa e istituzionale sono quindi:

  •  la sovranità alimentare ed energetica del territorio;
  •  la valorizzazione del sistema agricolo;
  •  la tracciabilità e la certificazione della filiera agricola;
  •  la de-carbonizzazione del settore agricolo.

Sviluppare questi temi in chiave strategica e considerarli un’occasione di analisi del rapporto energia – agricoltura, rappresenta un modo multi-disciplinare di affrontare il tema della sostenibilità ambientale, sociale ed economica e AiCARR propone di farlo in una scala esclusivamente territoriale. Si propone un modello diverso che si fonda sulla condivisione e sulla collaborazione che superi il quadro attuale con la fine del profitto aggregato, provocato dall’allungamento della filiera produttiva dove l’anello iniziale (il produttore) e quello finale (il consumatore) vengono penalizzati a vantaggio delle figure di intermediazione; con l’indebolimento dei diritti di proprietà, e con uno sfruttamento efficiente dell’abbondanza in chiave territoriale. Quindi la proposta è quella di un atteggiamento unitario che prevede la necessità di trasparenza, semplificazione e distribuzione, in un sistema in cui i profitti si annullino. Un sistema a costi marginali pari a zero[3].

La vita sul pianeta dovrà avvenire con modalità tali da assicurare a ciascuno accesso garantito al cibo e all’energia di cui ha bisogno senza inquinare l’ambiente, danneggiare gli individui e a condizioni economiche adeguate: ciò ha come conseguenza diretta una veloce transizione verso forme di energia pulita e mezzi e servizi di produzione di cibo ed energia democratici perché includono la partecipazione alle decisioni della popolazione di quel territorio che mette a disposizione le sue risorse.

Per raggiungere questo obiettivo occorre necessariamente sviluppare una rete di consumatori, agricoltori, ricercatori, proponenti di iniziative private e pubbliche, amministratori pubblici convinti di voler modificare radicalmente le modalità della produzione alimentare verso la sua sostenibilità e sicurezza e l’utilizzo delle risorse agricole per fare energia compatibile con la ricchezza del territorio.

Il futuro renderà evidente il ruolo della partecipazione della società civile ed il nuovo modello sociale che esso comporta: la creazione delle comunità dell’energia e del cibo.



[1] Livio de Santoli, Le Comunità dell’Energia, Quodlibet 2011

[2] FAO, Energy and Smart Food for People and Climate, 2011

[3] Il sistema che utilizza le fonti rinnovabili di energia è per definizione un sistema a costo marginale zero.


         
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